La qualità della vita digitale in Italia

04/08/2020 | Digitale

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Divisumma 14. Un nome che farà suonare pochi campanelli. Eppure a questo nome risponde uno dei prodotti più rivoluzionari che il made in Italy abbia mai lanciato sul mercato. Si tratta della prima calcolatrice elettromeccanica al mondo, in grado di eseguire le quattro operazioni. Prodotta nel 1945 da un’azienda di Ivrea che aveva sul tetto della propria sede la scritta: ING. C. OLIVETTI & C. PRIMA FABBRICA NAZIONALE MACCHINE PER SCRIVERE. Da quell’edificio a due piani dai mattoni rossi uscirà, ad inizio anni ’60, la Programma 101, uno dei primi – per alcuni il primissimo – personal computer programmabile della storia. Il motto di Olivetti è un inno alla tenacia: “I tuoi sogni diventano soluzioni”. Se potessimo per un attimo esercitare l’immaginazione e visualizzare la rivoluzione digitale come un guerriero esotico e onirico, sembrerebbe ovvio che questo di Olivetti possa essere l’unico urlo di battaglia possibile. Il digitale è tuonato sull’interpretazione del mondo, cambiando e rivoluzionando i paradigmi conoscitivi. In Italia la riformulazione della visione degli assetti economico-sociali per mano del digitale, è un percorso che sembra essere giunto ad oggi con meno mordente di quella Olivetti degli anni ’40.

Index di Surfshark

L’annuale index di Surfshark che stima il Digital Quality of Life (DQL) di 85 paesi (81% della popolazione mondiale), ha inserito l’Italia al ventesimo posto complessivo, al 41esimo per connessione internet e al 54esimo per infrastrutture elettroniche. Ma cosa si intende nello specifico per qualità della vita digitale? Per Surfshark è una valutazione fondata su cinque fattori essenziali:
1. Sostenibilità economica dei servizi Internet: il costo e la velocità di fruizione dei servizi legati a connessioni domestiche e mobili;
2. Qualità dei servizi Internet: le loro performance in termini di stabilità e velocità;
3. Infrastrutture: il numero di cittadini connessi per 100 abitanti e livello di avanzamento nell’agenda digitale;
4. Sicurezza elettronica: legata alle misure normative che ogni paese metto in atto per arginare e prevenire attacchi informatici e dalle azioni finalizzate alla tutela della privacy;
5. Livello di informatizzazione dello stato cioè il grado di digitalizzazione dei servizi online al cittadino.
Seppur non occupiamo il gradino più basso del podio, i dati costringono ad una riflessione che risulta ancor più urgente nell’epoca post-Covid. Proprio all’impatto del Covid19 sullo stato di salute digitale dei paesi, infatti, è stata dedicata una parte dell’analisi di Surfshark che ha sottolineato come il lockdown abbia fatto emergere imponenti problematiche legate all’inadeguatezza delle infrastrutture nella prospettiva improvvisamente concretizzatasi di smart working. Questo stato di cose ha, secondo l’analisi citata, paralizzato con problemi consistenti ben 49 paesi su 85. L’associazione tra internet, rivoluzione digitale e consapevolezza deve essere uno stadio evolutivo fondamentale per emancipare l’approccio all’innovazione di una comunità. Il web deve auspicare ad essere un luogo proiettato verso l’orizzontalizzazione degli accessi. Un topic estremamente spigoloso nell’odierna Italia ritrovatasi frammentata e travolta dalla moltitudine delle nuove esigenze digitali emerse in seguito alla pandemia. Se il grado del DQL peninsulare è influenzato parzialmente dallo scheletro infrastrutturale, però, è altresì da considerare il dato dell’alfabetizzazione digitale. Come riportato da CENSIS a inizio 2020 nel 16° Rapporto sulla comunicazione: “Il 25,0% degli italiani ammette di non possedere le competenze necessarie. I valori più bassi si registrano tra chi ha tra i 30 e i 44 anni (8,0%) e tra i più istruiti (11,4%), alla pari con i più giovani (11,5%): sono questi i soggetti meglio attrezzati per vivere nell’ambiente digitale. Mentre il 57,3% delle persone anziane confessa un totale deficit di competenze”.
Con Gaetano Di Tondo, VP, Institutional & External Relations Director in Olivetti, ospite della Sala Centrale dei #DIDAYS20, cercheremo di analizzare alcuni esempi di realtà che hanno visto nel lockdown un’occasione per traghettare il proprio lavoro nell’universo digital. Come Camillo Olivetti riportò dal suo viaggio a Chicago l’esperienza della potenza applicativa dell’elettricità, plasmando da questa sperimentazione una delle aziende più innovative e pionieristiche del nostro Paese.

Valentina Spasaro

Brand Ambassador Digital Innovation Days

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