Fino a qualche anno fa, la Fondazione Sandretto era riconosciuta come una delle tante realtà istituzionali italiane dedicate alla promozione dell’arte e della cultura. Oggi, invece, è diventata una vera e propria icona di stile, per la sua comunicazione social irriverente e fuori dagli schemiingessati e anche un po’ ripetitivi della comunicazione istituzionale. Merito di Silvio Salvo, ufficio stampa e social media manager, incoronato da Artribune miglior ufficio stampa 2017. Sabato 28 aprile, l’ho incontrato a Cuneo nel corso di un incontro dedicato al tema della comunicazione 2.0 e cultura, realizzato dai ragazzi del Progetto Yom, un progetto di coinvolgimento giovanile nell’attività dei musei locali.
LAVORARE COME SOCIAL MEDIA MANAGER IN AMBITO ARTISTICO
“Sono laureato in Scienze della Comunicazione, anche se non mi è servito a nulla – ha raccontato Silvio Salvo – ho fatto uno stage per il Premio Grinzane Cavour e nel 2005 ho iniziato a lavorare nell’ufficio comunicazione della Fondazione Sandretto Re Baudengo di Torino. Mi occupo di comunicazione artistica da 13 anni, ma non sono un esperto di arte contemporanea. Quello che so di arte contemporanea è quello che ho imparato attraverso il mio lavoro. Dal 2008/2009 mi occupo di Facebook, per il semplice fatto che ero uno dei pochi a essere iscritto. Per svolgere questo lavoro occorre: conoscere i contenuti, avere buone capacità di copywritng, essere aggiornati su nuovi canali di comunicazione, avere come mission informare, interagire, conoscere il linguaggio delle persone per creare una community di riferimento”.
IL TARGET DELLA COMUNICAZIONE DI FONDAZIONE SANDRETTO
“La Fondazione Sandretto ha come focus principale la promozione di giovani artisti, a livello nazionale e internazionale. Il pubblico che vogliamo raggiungere con la nostra comunicazione è fatto da: appassionati di arte contemporanea, scuole, universitari, famiglie, turisti, artisti collezionisti, torinesi o piemontesi. Come si informano queste persone? Attraverso il web – sito internet, newsletter, social network – giornali, passaparola/influencer”.
OBIETTIVI DI COMUNICAZIONE
“L’obiettivo principale è quello di riaffermare il posizionamento della Fondazione. All’inizio eravamo tra le prime realtà in Italia, nel tempo ne sono nate tantissime nuove. Prima era facile uscire sui giornali, ora abbiamo tantissimi “competitor” ed è sempre più difficile. Un altro obiettivo è quello di immettere nuova linfa bei processi di comunicazione per imprimere energia e attirare nuovi pubblici”.
LE 8 C DELLA COMUNICAZIONE MADE IN SANDRETTO
Caos, cultura, cazzeggio, community, condivisione, contaminazione, coinvolgimento, cortocircuito.
COME È NATO LO STILE DI COMUNICAZIONE “SANDRETTO”
“La maggior parte dei musei hanno un dipartimento digital che si occupa esclusivamente dei social e altre persone dedicate all’ufficio stampa. Io mi occupo di entrambe le cose. Per impostare la strategia di comunicazione, siamo partiti dai nostri punti deboli: 1. non è facile comunicare un artista emergente; 2. la Fondazione non è dotata di una collezione permanente e nemmeno di un’opera simbolo; 3. giorni d’apertura dal giovedì alla domenica; 4. nessun investimento pubblicitario online (adv) e offline (cartellonistica) e budget sempre ridotto sulla comunicazione. Mi sono chiesto cosa possiamo comunicare? Così mi sono inventato un linguaggio, che mi permetta di non comunicare in modo convenzionale. Ho sempre avuto la consapevolezza di essere un architetto della parola e dell’immagine e di poter creare cortocircuiti interessanti soprattutto sui social, in fondo come dice Marshall McLuha <<the medium is the message>>”.
STRATEGIA SOCIAL
“Se introduci un po’ di anarchia… se stravolgi l’ordine prestabilito… tutto diventa improvvisamente caos. Io sono un agente del caos e sai qual è il bello del caos? È equo” – dal film “Il cavaliere oscuro” di Christopher Nolan
“Ci sono musei molto più social di noi e riescono a usarla in maniera divulgativa, il museo Egizio punta tantissimo sulla storia anche sui social, per noi è molto difficile l’unico modo di contestualizzare l’opera è parlare del qui e ora, per questo prestiamo molta attenzione agli elementi che appartengono alla quotidianità. L’arte contemporanea è calata nella realtà quotidiana. Devo conoscere questi aspetti, per comunicare devo conoscere il contesto in cui vengono create le opere in questo momento storico. Ogni elemento della quotidianità può essere utilizzato per creare uno scenario che comunichi“.
“Viviamo nell’era del caos. Come social media manager cerco di mettere in scena il caos e tradurlo in modo scenario che superi i confini fra i vari linguaggi (arti visive, tv, pubblicità, musica, cinema, letteratura, giornalismo, social media). La strategia di comunicazione adottata sui social deve raggiungere le persone che non conoscono la Fondazione Sandretto attraverso i canali istituzionali (sito, newsletter, comunicati stampa) e può essere sintetizzata in una parola”:
INFOCHAOSTAINMENT= informazione + caos + intrattenimento
“Voglio che la prima impressione di chi viene sui social della Sandretto sia quella di essere spiazzato. Il linguaggio va decodificato. Non è convenzionale per un’istituzione ma se ci pensate è il più convenzionale sui social”.
“A Quentin Tarantino interessa guardare uno a cui stanno tagliando un orecchio; a David Lynch interessa l’orecchio”
– David Foster Wallace, dal saggio David Lynch
La missione della comunicazione social è di imprimere nell’immaginario collettivo e comune la parola Fondazione Sandretto per fare in modo che le persone si ricordino il nome in modo divertente. Da qui, è nato l’hashtag: #occupysandretto
Quando comunico attraverso i social (il linguaggio social segue un linguaggio totalmente diverso dagli altri canali) devo immaginarmi il visitatore tipo o ideale della Fondazione Sandretto, devo sapere che tipo di musica ascolta, che programma segue, appropriarmi di immagini universali e sandrettizzarle. Per questo ho scelto di utilizzare i meme , perché sono la cosa più immediata e che fa sorridere.
COME NASCE IODA
Ioda, in realtà, è il vero social media manager della Sandretto. Ha una su pagina su Facebook e su Instagram. La Fondazione Sandretto come tutte le grandi Fondazioni può anche non piacere a molte persone. Soprattutto all’inizio, molti si sentivano in dovere di attaccare le scelte artistiche della fondazione, così nel momento in cui le critiche sono diventate più pesanti, ho creato Ioda e facevo rispondere a lui ai commenti. Da quel momento le critiche si sono azzerate.