Vendere intelligenza: il Digital Marketing firmato Ploomia e raccontato da Luca Valente

04/09/2019 | Digitale

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Essere imprenditori nel mare magnum del mercato digitale non è un gioco da ragazzi. Essere leader di un team, poi, è ancora più difficile. Eppure, c’è ancora chi ha la voglia di osare e di inventare qualcosa che sia più di un’agenzia: una realtà che comunichi non solo perché si occupa di comunicazione, ma che investa e creda nelle potenzialità del digitale e nella loro continua evoluzione. Abbiamo quindi intervistato Luca Valente, CEO di Ploomia, Digital Marketing Agency con sede a Roma che in soli quattro anni si è già distinta nel panorama italiano per l’elevata professionalità e lo sguardo costantemente rivolto all’innovazione.

Luca, prima di fondare Ploomia hai lavorato per molto tempo come freelance: dov’è nata la necessità di creare qualcosa di tuo?

Dalla voglia di libertà e indipendenza. Poter scegliere come organizzare la propria quotidianità, quali momenti ritagliare per se stessi, per i propri hobby. Non sottostare alle regole stringenti dell’orario di ufficio. Scegliere di poter andare a giocare a tennis alle 11 mentre gli altri sono seduti sulla scrivania a osservare il PC o mentre masticano nervosamente l’ennesima chewing gum nella prima delle tante noiosissime riunioni del lunedì. Pensavo fossero queste le motivazioni che mi hanno portato ad aprire partita IVA e ad iniziare il percorso da consulente. Almeno inizialmente è stato questo. Poi con la consapevolezza, con i primi clienti, le prime sfide, i primi riconoscimenti ho capito che libertà e indipendenza sono solo un’illusione, un sogno da “ragazzo” e che la motivazione reale è quella di costruire la tua strada, di creare qualcosa che parli di te, che gli altri riconoscano, che possa anche solleticare il tuo orgoglio.

Attualmente lanciare una startup è il sogno nel cassetto di molti, ma la paura spesso la fa da padrone. Quali sono i falsi miti sull’imprenditoria e quali sono invece le reali difficoltà?

È un sogno di molti, ma probabilmente artificiale e indotto dai trend e dal cambiamento del contesto in cui ci muoviamo. Il mito del posto fisso oramai fa parte del passato e quindi per necessità i ragazzi sono quasi costretti a doversi inventare il lavoro. Fatico molto a convivere con il concetto di startup, almeno nella declinazione italiana dove, un po’ per la nostra predisposizione, un po’ perché è quello che ci raccontano i media, è tutto bello, fantastico, raggiungibile. Quindi facile. Le difficoltà principali oggi, oltre ovviamente alle ataviche condizioni della burocrazia italiana, sono proprio queste. Viviamo in una sorta di sovraeccitazione per il ruolo, quello dello startupper, e sui concetti di pitch, finanziamento, exit come se l’unica strada percorribile fosse quella di attendere che qualcuno si faccia carico delle nostre responsabilità. Preferisco concetti come il “fare impresa”, dove l’attenzione è sull’idea, ma ancor di più sulla ricerca ossessiva ed estenuante di come farla fruttare, renderla sostenibile e fare in modo che generi fatturato e possa pagare degli stipendi. Gli “unicorni”, le exit miliardarie sono un bel sogno ed è bene che si continui a cercarle ma è fisiologicamente impossibile che ci siano 100.000 Zuckerberg.

Ploomia è un’agenzia relativamente giovane, ma che vanta già case history e clienti di alto livello: ti aspettavi questi risultati e soprattutto cosa ti aspetti per il futuro?

Abbiamo da poco festeggiato 4 anni di età e nel primo semestre 2019 superato il risultato economico realizzato lo scorso anno. Quando con il mio socio Federico abbiamo deciso di intraprendere questa strada avevamo in mente un’idea ben chiara di agenzia: non semplici fornitori di servizi ma partner nell’ambito delle attività di marketing e nei processi di digital transformation delle realtà con cui avremmo collaborato. Speravamo che il nostro modello, basato su alta specializzazione delle figure professionali e customizzazione dei servizi, potesse essere apprezzato positivamente da clienti e mercato, ma eravamo anche ben consapevoli delle difficoltà che avremmo dovuto affrontare inizialmente per trasmetterne le peculiarità. Solo grazie alla perseveranza, all’ambizione e alla ossessione per il dettaglio oggi siamo una realtà emergente del panorama digital in Italia e queste qualità sono fondamentali sia per continuare a crescere, sia per affrontare il percorso di internazionalizzazione che andremo ad intraprendere.

Il team di Ploomia è composto principalmente da giovani, quindi immaginiamo che il clima in ufficio sia molto…allegro: quanto è importante la scelta delle risorse umane e quanto conta fare teambuilding in un’azienda?

Se vendi intelligenza le persone sono fondamentali. Di conseguenza la scelta delle persone è un aspetto cruciale del tuo business se vuoi che i clienti ti scelgano e soprattutto continuino a collaborare con te. Chi si rivolge a noi chiede strategie vincenti e supporto operativo ma soprattutto visione e risposte che in un mondo in continua evoluzione può dare solo chi ha intrapreso un percorso di formazione e aggiornamento continuo. Abbiamo prestato particolare attenzione alla costruzione del team e i nostri impegni maggiori oggi sono rivolti a questo: a mantenere alto il livello di partecipazione e affiatamento nei progetti che seguiamo, a incentivare la crescita e l’aggiornamento professionale, a invogliare le occasioni di networking, a stimolare la creatività di tutti e la condivisione di idee. Si cresce come azienda se ognuno nel suo piccolo è coinvolto in un personale percorso di crescita, sia umano che professionale. I clienti lo notano e chi ci ha scelto, oggi, percepisce l’energia e la passione del nostro team.

Infine, quale messaggio porta con sé Ploomia ai Digital Innovation Days?

Saremo presenti ai Digital Innovation Days con tutto il nostro entusiasmo e la nostra passione per portare la testimonianza che alla lunga la qualità premia, ma che bisogna costantemente mettere in discussione le proprie certezze se si vogliono ottenere risultati duraturi. Una audience di Facebook esaurisce la propria portata nel giro di poche ore, una landing pensata per Adwords che ieri generava lead a 5€ oggi non fa impressions, ora abbiamo Tik Tok… domani chissà. O siamo disposti a cambiare e ricominciare oppure non andremo da nessuna parte. È una questione di atteggiamento.

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